Opere d’arte e collezioni del museo

Tra le numerosissime opere oggi esposte nelle sale di Palazzo Ducale spiccano autentici capolavori, come la pala raffigurante La Famiglia Gonzaga in adorazione della Trinità (1605) di Pieter Paul Rubens e la Moltiplicazione dei pani e dei pesci (1619 circa) di Domenico Fetti, provenienti rispettivamente dalle chiese mantovane della Santissima Trinità e di Sant'Orsola.

Solo un'esigua parte delle opere contenute nel Palazzo Ducale può essere considerata come appartenente, in origine, all'immenso patrimonio artistico dell'età gonzaghesca, quasi tutto disperso a seguito della vendita del 1628 e del sacco di Mantova del 1630. Tra le poche opere superstiti, da non perdere il dipinto di Domenico Morone raffigurante La cacciata dei Bonacolsi (1494) e il ciclo dei nove arazzi raffaelleschi con storie tratte dagli Atti degli Apostoli, che decoravano la basilica palatina di Santa Barbara, eseguiti a Bruxelles e acquistati dal cardinale Ercole Gonzaga nel 1559.

Dell'imponente raccolta della statuaria antica - proveniente in gran parte dai palazzi gonzagheschi di Sabbioneta e dalle Ville della Favorita e di Marmirolo - resta la serie di sessantaquattro busti imperiali eseguiti tra il I secolo a.C. e il III d.C. Di notevolissimo livello sono alcuni fronti di sarcofagi del II e III sec. d. C.; in particolare, quelli comprendenti le fatiche di Ercole, il sacco di Troia, la lotta fra greci e amazzoni, il mito di Adone.

Una parte considerevole delle suppellettili e dei mobili esposti risalgono alla seconda metà del Settecento o al primo Ottocento, ai periodi quindi degli imperi asburgico e napoleonico, quando il Complesso di Palazzo Ducale diventa la sede dei rispettivi governatori e funzionari. All'inizio del Settecento, peraltro, nei palazzi di Mirandola appartenuti alla decaduta dinastia dei Pico, il governo austriaco confisca un ricco complesso di mobili, dipinti e statue: servono per riarredare una grande ala del Palazzo - l'appartamento Ducale - dove sono, in buona parte, tuttora conservati.

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