I due venerdì del 29 novembre e del 6 dicembre, durante le aperture straordinarie serali, sarà possibile visitare i tre camerini cosiddetti "della Paleologa" all'interno del Castello di San Giorgio. Si tratta di una rara occasione per visionare degli affreschi cinquecenteschi concepiti da Giulio Romano e dalla sua scuola all'interno della ricostruzione allestita alla fine degli anni Venti del Novecento. L'ingresso avviene con il biglietto della mostra "Con nuova e stravagante maniera. Giulio Romano a Mantova" o del Museo di Palazzo Ducale (Castello / Camera degli Sposi).
Di seguito il programma dei due venerdì:
Venerdì 29 novembre, dalle ore 19.15 con ultimo ingresso alle 21.20
Visita libera, ingresso con biglietto da piazza Castello
Venerdì 6 dicembre, dale ore 19.15 con ultimo ingresso alle 21.20
Visita libera, ingresso con biglietto da piazza Castello. Ore 20.30 ritrovo in Atrio degli Arcieri per un breve incontro di inquadramento storico a cura dello Storico dell'Arte Stefano L'Occaso, al termine del quale condurrà i presenti alla visita dei camerini in Castello.
dalla mostra "Messer Iulio Nostro Chiarissimo" presso il Corridoio del Passerino, Complesso Museale Palazzo Ducale di Mantova
---
A partire dal 1531 Giulio Romano progettò la costruzione di un nuovo appartamento per Margherita Paleologa, moglie del duca Federico II Gonzaga, che prese il nome di Palazzina della Paleologa. L’edificio era posizionato a ridosso del Castello di San Giorgio, sopra un preesistente revellino, ed era proiettato verso il lago e l’esterno della città, come una villa. Il rapporto tra interno ed esterno era enfatizzato dal giardino pensile, il primo a essere realizzato nel Palazzo Ducale. Nel 1899 la palazzina fu demolita e si salvarono alcuni gli affreschi che decoravano tre piccoli ambienti. Questi camerini vennero rimontati alla fine degli anni Venti del Novecento in una sala del castello. Dei tre camerini sopravvissuti soltanto uno – quello delle Stagioni – risale alla campagna decorativa ideata da Giulio Romano. Le altre decorazioni furono infatti eseguite nel corso della seconda metà del Cinquecento.
Camerino delle Stagioni
La decorazione dell’ambiente presenta motivi figurativi che rimandano al repertorio di Giulio Romano, il quale dovette fornire i disegni e lasciare l’esecuzione a uno o più dei suoi numerosi collaboratori, secondo la prassi adottata anche nella decorazione dell’appartamento di Troia in Palazzo Ducale. Negli affreschi si ritrovano citazioni della pittura antica, ma anche rimandi alla cultura paleocristiana, per esempio ai mosaici di Santa Costanza a Roma, nei putti vendemmianti tra tralci di vite. Nel camerino Giulio sperimenta, nelle scene di caccia su fondo nero dei riquadri orizzontali, un ritmo paratattico e sembra adeguarsi in maniera quasi filologica allo stile tardo-antico. Da notare è inoltre il soffitto in scorcio che simula un pergolato.
Oratorio
Le pareti di questo ambiente decoravano in origine un oratorio, come rivelano i soggetti rappresentati: Cristo con la croce al centro del soffitto, i Profeti nei riquadri mistilinei ugualmente sul soffitto, le Sibille nelle lunette. La decorazione può essere riferita all’epoca del duca Guglielmo (1550-1587), che promosse una vasta campagna decorativa che interessò molti ambienti del Castello e di Corte Nuova. I dipinti sono stati riferiti al pittore mantovano Ippolito Andreasi detto Andreasino (1548-1608).
Camerino degli Armadi
L’ambiente deriva il suo nome dagli armadi lignei sulle pareti, decorati con lesene ioniche, timpani spezzati e cornici dipinte a grottesche di elegante disegno manierista. Il camerino ha decorazioni pittoriche che sono state assegnate a Lorenzo Costa il Giovane (1535-1583), al quale è da riferire anche l’arredo ligneo. La decorazione è perciò da datare all’epoca del duca Gugliemo Gonzaga (1550-1587): ce lo chiariscono sia le forme “architettoniche” degli stipi, con timpani spezzati e bugne diamantate, sia le decorazioni pittoriche, certo non anteriori agli anni ’60.